Teoria del Kaisai No Genri


 "Kaisai no Genri", la teoria sul come ritrovare le tecniche segrete di combattimento contenute nei kata classici di karate.  
Come è noto il kata di karate è simile ad una forma di danza a solo. Molti karateka non apprezzano , perchè dovrebbero praticare "forme di danza" per apprendere un'arte di combattimento come il karate. Essi pensano che per un'arte di combattimento sia auspicabile la sola pratica di tecniche di sparring come il free sparring. Per questo motivo, sebbene essi pratichino i kata, essi enfatizzano la pratica del jiyu kumite da competizione. A questo punto penso che sia lecito per questi karateka passare dal karate al full contact od alla kick boxing. In realtà il kata di karate non è una danza ma un esercizio a solo di tecniche di combattimento E' importante sapere che il kata di karate deriva dalle tecniche di combattimento e non viceversa. 
Il Kaisai No Genri consiste in tre principi fondamentali e molti altri secondari. Naturalmente i primi tre sono i più importanti. Gli altri lo sono un po' meno, ma sono altrettanto utili per la comprensione dei kata. Se non seguiamo questi principi, non riusciremo mai a ritrovare le tecniche reali di combattimento celate nei koryu kata. I tre principi fondamentali sono: 1. Non fatevi ingannare dai movimenti del kata, che sono regolati dall'Enbusen 2. Nel kata avanzare significa attaccare ed indietreggiare significa difendersi 3. Nel kata l'avversario è sempre uno solo e davanti a voi 
Naturalmente! Non per nulla stiamo parlando di una teoria segreta. Se tutto fosse alla luce del sole non sarebbe più un segreto. Comunque il primo principio del Kaisai no Genri. Dice testualmente : Non fatevi ingannare dai movimenti del kata, che sono regolati dall' Enbusen. La coreografia del kata si basa sulle regole del diagramma Enbusen. Le tecniche utilizzate nei kata si chiamano Hyomen Gi (Tecniche esteriori). Le Hyomen Gi furono create per poter comporre delle forme di kata, simili alla danza ed eseguibili da soli. Sono tecniche modificate. Il Kaisai è il lavoro di ricerca delle tecniche di combattimento originali, create dagli antichi maestri e questa ricerca deve essere fatta al di là dell'apparenza delle Hyomen Gi. Queste tecniche originali, una volta ritrovate, si chiameranno Kaisai Gi. Il significato ultimo del primo principio fondamentale del Kaisai no Genri è proprio questo: Non confondete le Hyomen Gi con le Kaisai Gi. Ciò significa: "non pensate che il movimento del kata sia la tecnica reale". Questo principio è alla base della teoria del Kaisai e di molti gravi fraintendimenti. Esso sancisce il fatto che le tecniche originali sono veramente nascoste nelle tecniche del kata e quasi sempre non sono simili alle relative tecniche camuffate. In altre parole se non si conoscono le regole del Kaisai è impossibile recuperare le tecniche originali. La grandezza degli antichi maestri sta nella costruzione di questi kata che hanno una logica esterna già coerente ma nascondono un patrimonio infinito sotto forma di altri movimenti. 
Le Hyomen Gi non sono le Kaisai Gi. Alcune Hyomen Gi sono molto efficaci anche nel combattimento reale, ma quelle tecniche sono ovvie nel kata e riconoscibili da chiunque. Ciò ci fa capire che i nostri predecessori non consideravano importante celarle agli occhi delle altre scuole. Non sono tecniche segrete. 
 Enbusen letteralmente significa linee di sviluppo del kata. E' il diagramma che regola le direzioni degli spostamenti nel kata (Diagramma A). Venne stabilito quando gli antichi maestri cominciarono a creare i kata di Karate da eseguirsi da soli. Tutti i kata del Karate di Okinawa, indipendentemente dallo stile, seguono questo diagramma. 
Il nome completo dell'Enbusen è: Kata no Kihon Enbusen (Enbusen basilare del kata). E' importante sapere che ci sono due tipi di Kihon Enbusen: il primo è lo Shu (principale) Enbusen, l'altro è il Fuku (supplementare) Enbusen. Entrambi hanno la stessa forma, ma hanno funzioni differenti: lo Shu Enbusen è considerato la mappa di base del kata e non si muove; mentre il Fuku Enbusen si muove sulle linee dello Shu Enbusen come fosse un battello pilota. Prendiamo ad esempio il kata Saifa. Guardate il diagramma B. Il punto di partenza del kata si chiama Shu Kiten. Nel kata Saifa avanziamo nella direzione H partendo dallo Shu Kiten. Nel punto in cui ci fermiamo, immaginiamo un nuovo Kiten (Fuku Kiten) e stabiliamo un Fuku Enbusen nella stessa direzione dello Shu Enbusen. Questo è il Primo Fuku Enbusen. Ora eseguiremo le tecniche secondo questo diagramma; la tecnica successiva seguirà le direzioni del primo Fuku Enbusen, non dello Shu Enbusen. Nel kata Saifa il passo successivo si esegue verso la direzione G1 partendo dal Fuku Kiten 1. Ed ancora, nel punto in cui ci fermiamo, stabiliremo un nuovo Kiten (Fuku Kiten 2) ed il Secondo Fuku Enbusen nello stesso modo in cui abbiamo stabilito il primo. Una volta terminate le tecniche sul secondo Fuku Enbusen, avanziamo ancora verso H2 (Diagramma C). Continuiamo così, stabilendo molti Fuku Enbusen sullo Shu Enbusen. Alla fine del kata Saifa, l'ultimo Fuku Kiten, si sovrappone allo Shu Kiten. Questo principio, secondo il quale il kata finisce al punto d'inizio, si chiama Kiten Shuketsu no Genri (regola della fine del kata sul Kiten) 
 Ovviamente , la regola dell'Enbusen fu stabilita per poter creare dei kata molto compatti, eseguibili da soli.
 Ad esempio: se,una persona viene bloccata alle spalle, ci si libera con il movimento delle braccia colpendo con il gomito all'indietro l'avversario. Prima di analizzare questa applicazione dobbiamo aggiungere un'altro aspetto sulle tecniche "Kaisai". Le tecniche del Kaisai sono sempre dinamiche, mai di difesa personale statica. Certo si possono estrarre questo tipo di tecniche dai kata ma è un discorso secondario. Inoltre bisogna pensare che le tecniche che venivano elaborate dai grandi maestri erano tecniche per combattere contro esperti avversari. Per questo motivo le tecniche del kaisai rispondono sempre alla domanda: " è questa la tecnica più efficace per risolvere questa situazione?" Quando è possibile si ricorre sempre a tecniche risolutive come un mae-geri ai testicoli, un hiji uchi o simili. Naturalmente ad attacchi con tecniche esperte corrisponderanno parate e contrattacchi adeguati. Senza quindi ricorrere alla teoria del kaisai è quasi sempre possibile smascherare una tecnica Hyomengi per il fatto che quella situazione si può risolvere in modo evidente con una mossa più semplice od efficace. Nel nostro esempio, inoltre, in un vero combattimento tra due esperti, chi attacca alla schiena non si avventurerà certamente in un bloccaggio come quello della foto C che lo espone comunque ad una serie di possibili contrattacchi assai pericolosi. Egli da dietro colpirà con violenza la schiena dell'avversario con i pugni o con il ginocchio. Questo è un concetto fondamentale: le tecniche del Kaisai sono tecniche concepite per veri combattimenti tra esperti, non sono per la difesa personale da attacchi banali, o per il combattimento agonistico. Questo è uno dei motivi per cui questa applicazione sicuramente non è Kaisaigi. Un altro aspetto è l'efficacia che deve sempre essere evidente e sperimentabile nella tecnica originale. In questo caso è chiaro che, se la persona che fa la presa stringe in modo adeguato, non si può uscire in questo modo dal bloccaggio. Non dimenticate mai che dietro alla teoria c'è sempre la pratica del combattimento; verificate le vostre tecniche praticamente. Nel caso specifico provate a liberarvi in questo modo dalla presa di un uomo sufficientemente forte. Abbiamo già visto che la tecnica kaisai deve essere una parata e questa hyomengi non è una parata. Abbiamo anche detto che le tecniche originali sono concepite per un combattimento in cui si fronteggia l'avversario. Si nota quindi grazie a questo esempio come si possa vedere facilmente se una tecnica sia stata estratta usando la teoria del Kaisai o no. 
Intorno al 1920 i maestri Miyagi, Mabuni, Funakoshi andarono ad insegnare in Giappone a Tokyo, Kyoto, Osaka, Kobe per diffondere l'arte. Essi iniziarono ad insegnare nelle università perchè il karate, essendo sconosciuto in Giappone, era escluso dal circuito ufficiale delle arti marziali. Il karate fu introdotto dai maestri di Okinawa e fu naturalmente introdotto nel modo in cui le persone erano solite praticare in Okinawa, il che vuol dire che vi era enfasi sulla pratica dei kata. Quando questo sistema fu introdotto in Giappone, gli studenti, i quali non capivano l'importanza dei kata, pensarono che non fosse ancora una arte marziale completa ed iniziarono a modificarla usando l'idea di arte marziale che i giapponesi già possedevano. Da qui inizia la grande confusione del karate. Gli studenti introdussero il jiyu kumite (che ad Okinawa non era praticato) perchè erano insoddisfatti dalla pratica dei kata, iniziarono da soli e si crearono le regole prendendo a prestito dalle altre arti marziali termini come ippon e waza-ari. Il loro scopo non era però quello di fare evolvere il karate bensì quello di competere per divertirsi. In questo processo è però venuto a mancare un controllo, una supervisione dato che furono gli studenti a decidere tutto. 
Furono gli studenti universitari ventenni ad introdurre il jiyu kumite. Il primo problema nacque al riguardo della sicurezza. Quando si è giovani, si è spavaldi e "bulli" e, specialmente in Giappone, gli studenti amano molto certe attività. Il karate universitario divenne violento, il che non fu un problema sino a che fu praticato solo tra studenti, ma pose grandi limiti al suo sviluppo quando divenne popolare e fu necessario proporlo a bambini, persone anziane o comunque con altre motivazioni. Il problema della incolumità dei praticanti è allora diventato assai importante. Per questo motivo Miyagi Sensei volle supervisionare questo processo per fare progredire il karate come arte marziale e come sistema educativo. Egli volle un sistema con buone regole e protezioni per potere organizzare competizioni di karate con sicurezza. 
Miyagi Sensei pensava che fosse giusta l'idea di fare competizioni in un sistema di sparring. Egli voleva creare un sistema di combattimento con protezioni dato che sapeva che il karate non era ancora completamente sviluppato. Egli scrisse in "karate-do Gairyaku" (note generali sul karate-do) nel 1936 che avrebbe desiderato seguire lo spirito delle arti marziali giapponesi creando un tipo di combattimento adatto a competizioni di sparring. L'alternativa sarebbe stata di rimanere indietro rispetto al judo ed al kendo. Miyagi Sensei desiderava fare come Jigoro Kano nel judo e Shusaku Chiba nel kendo. Lavorò a questo progetto, creò un sistema, delle regole, delle protezioni. Durante il suo soggiorno a Tokyo progettò e fece costruire delle protezioni, ma non ne fu soddisfatto, dato che queste si ruppero sotto i colpi portati. Miyagi Sensei iniziò questo lavoro prima della guerra ma non lo concluse sia per le sue precarie condizioni di salute dopo la guerra che per l'isolamento di Okinawa dal Giappone a causa della occupazione americana. In quel periodo era veramente difficile uscire dall'isola..

 

 

 

  Articolo  ispirato dall'intervista fatta da Andrea Augusto Longoni, al maestro Tamano apparso tempo addietro sulla rivista Samurai.

Home Page
Home Page