Lettere  e  considerazioni

degli   allievi.

Valentino  Megale

Cintura nera

 

Ho iniziato proprio qui, diversi anni fa ormai nel dojo del Maestro Francesco Cuzzocrea, un viaggio con cui ho iniziato a capire dove potevo arrivare e come arrivarci. Alcune tra le più importanti sfide con me stesso le ho affrontate qui, sul tatami di legno, fino all'ultimo respiro.

Fortunato  Fedele

   I° Kyu  Marrone

 

C'è un tempo per insistere e un tempo per lasciar scorrere.

Possa tu riconoscerli sempre..

 

Con questa frase tratta dall'opera di Gio Evan vorrei riassumere la mia esperienza nel dojo. Ogni uomo è dotato di risorse, potenzialità e valori, con cui entrare in relazione con se stesso, con gli altri e con il proprio ambiente. La mia permanenza in dojo mira proprio ad acquisire i giusti strumenti per rispondere con responsabilità e buon senso alla vita quotidiana. Attraverso la mia permanenza in dojo pongo me stesso l'obiettivo di una crescita di una mia identità responsabile , convinto che ognuno da una impronta alla sua vita, ed ogni situazione va affrontata consapevoli che tutto può cambiare in base alla nostre azioni.

   Samuele  Nigero

  I° Kyu Cintura Marrone

 

Sono Samuele Nigero pratico arti marziali da 5 anni. Averle praticato mi ha permesso di migliorarmi mentalmente e fisicamente. Al Dojo ci rispettiamo tutti reciprocamente non solo nel capire le tecniche, quindi a darci consigli per migliorarci sempre, ma anche nel lato di poterti esprimere con un compagno, o maestro, di cui ti fidi e svuotarti dentro. Il maestro Francesco Cuzzocrea ci insegna che le arti marziali non sono solo calci e pugni ma un vero e proprio stile di vita ci insegna cosa si può fare avendo stima in se stessi. Ho capito che nelle arti marziali c’è di tutto per esempio il potersi liberare da una presa può essere collegato, metaforicamente, ai problemi che la vita ci pone davanti quindi svincolarsi da questi problemi. Inoltre è importante capire che l'abito non fa il monaco e la cintura? Spesso mi viene domandato “che cintura sei” rispondo loro come rispose il maestro Miyagi nel film di karate kid “Di tela. Ti piace? Supermarket 3,98!” la cintura non dice quanto sei bravo o meno ma indica quanti anni hai praticato arti marziali. Non credo nella bravura, nelle arti marziali non esiste chi è bravo ma esiste l’esperienza il motivo della quale non esiste la bravura è semplice le arti marziali sono un'arte e non uno sport. E’ importante porsi una domanda che mi fece il mio maestro la domanda è essere bravi rispetto a chi? Se si viene in dojo per imparare a difenderti devi praticare e quindi fare esperienza, puoi fare un Kumite con le protezioni e quant'altro insieme all’arbitro che ti ferma e l’essere rassicurati di non farsi male grazie alle protezioni ma fuori è così? No fuori ti fai male e certe volte rischi la vita perciò è inutile ballare davanti all’avversario soprattutto da quale avversario abbiamo d’avanti e soprattutto quando si è fuori non si pensa ad una coppa o a dei soldi ma alla propria vita e per questo sale il panico e la paura e se non si è sereni le si prende perciò venire al dojo e praticare arti marziali ti permette anche in certe circostanze di poter pensare e stare calmi. E’ altrettanto importante capire i Kata molti pensano che siano uno schema da seguire allora perché sono stati inventati se sono inutili? I kata non sono uno schema da seguire, anzi dipende dal motivo per cui li fai se solo per sudare fisicamente o per sudare anche mentalmente. Dentro i kata c'è di tutto perciò bisogna praticarli con una logica che non è quella di fare i Kata davanti all'avversario ma praticarli per far acquisire movimenti al corpo importantissimi che ti permettono di poter eseguire meglio altre tecniche. Bunkai significa scomporre, quindi scomporre i Kata e praticare tante volte le tecniche di quest'ultimo acquisirle e studiarci sopra. Sono estremamente innamorato delle arti marziali e sono anche molto onorato e orgoglioso di essere della Seigokan Italia Goju Ryu Karate-Do, spero di raggiungere il mio sogno di diventare maestro allenandomi duramente

         Antonino Crico

         IX° Kyu  cintura gialla

 

Mi chiamo Antonino Crico, frequento il dojo Italia Seigokan Goju ryu karate do da circa due anni.

Io credo che ciò che pratichiamo in Dojo sia molto utile nella vita, l'ho sperimentato di mie spese quando ho perso il lavoro all'improvviso, ma non mi sono arreso e come quando cerchiamo la via d'uscita a lle tecniche che sperimentiamo in Dojo ho cercato la via d'uscita ai problemi che la vita ci riserva, mi sono dato da fare e sono riuscito a farmi assumere nell'azienda competitor di quella dove lavoravo e questa azienda mi apprezza parecchio con molti complimenti per il mio operato e con un buon riscontro economico... Tutto questo grazie al karatedo  alla seigokan e al mio maestro che oltre ad insegnare mi da l'esempio.... In parole povere "mai arrendersi"

      Gabriele De Vito

 

 

Sono Gabriele De Vito, un allievo di Shihan Francesco Cuzzocrea ed in queste righe cercherò di esprimere le mie riflessioni personali sulle arti marziali, esperienza per me cominciata nel 2015.

Ci tengo a premettere che ogni approccio è unico e diverso, quindi ogni individuo ne trae insegnamenti che spesso rispecchiano le proprie “necessità”. Credo che in questo termine si racchiuda gran parte delle arti marziali, in quanto esse nacquero per necessità e vengono praticate tutt’oggi per necessità diverse da ieri, ma legate alle esigenze del singolo. Ho fatto questa premessa per evidenziare 4 fattori la cui sinergia porta alle diverse esperienze individuali: maestro, allievo, necessità e volontà. Necessità di forgiarsi un carattere e la volontà di riuscirci… la necessità di credere in sè stessi e la volontà di farlo… tutto amplificato o ridotto da una propria inclinazione naturale, ma il fattore predominante è il maestro; quella figura a cui personalmente, in questo campo e non solo, tutto devo. Lo evidenzio come fattore più influente perché l’idea personale che ci facciamo deriva prima dalle sue esperienze e interpretazioni.

Proprio per questo ci tengo a ringraziare particolarmente Shihan Francesco Cuzzocrea, maestro di vita e arti marziali, i cui insegnamenti mi hanno portato oggi ad avere una visione più ampia e profonda delle cose. Per concludere, la mia idea di arte marziale è cercare di diventare una persona migliore rispetto al giorno precedente.

                                                                                                              

 

                                                                                                              Gabriele de Vito

Poesia di  Alessandro Caserta

    Angelo  Neri

      Cintura nera 

Dojo Seigokan Italia

15 Marzo 2012

 

In occasione dell’anniversario della sua scomparsa sento il bisogno ma anche il dovere di ricordare Sensei Pedruco. Le ragioni di questa riflessioni sono della mia esperienza personale nel giorno in cui conobbi il Maestro, in occasione di uno stage. Già dal primo impatto rimasi colpito dal suo modo di comportarsi nei nostri confronti perché era come se noi fossimo suoi allievi da una vita ma in realtà era la prima volta che ci conobbe. Mi fece un discorso personale come se fossi un suo amico e non una persona che aveva conosciuto da poco. Una volta iniziato l’allenamento ero stupito dalla sua semplicità non mi sembrava di essere al cospetto di un maestro con un esperienza pluridecennale ma era come stare davanti e seguire un allenamento tenuto dal nostro Sempai. La spiegazione che mi sono dato per cercare di capire il perché di quella sensazione non può che essere una. Sensei Pedruco non guardava a noi come delle persone alle quali dovere insegnare qualcosa. Lui guardava noi come dei suoi compagni di palestra, non pensava ad insegnare qualcosa a noi ma piuttosto di dovere imparare INSIEME a noi. Questo lo rendeva non solo un grande maestro ma una grande persona. Questo è per il sottoscritto il suo insegnamento.

 

On the occasion of the anniversary of his disappearance I feel the need but also the duty to remember a Great Sensei like Pedruco. The reasons of this reflection are the result of my personal experience in the day when I met The Sensei during a Stage. Since first I was impressed by his way of behaving towards us because it was as if we were his pupils a lifelong but actually it was the first time that we met. He had a personal speech with me as if I were his friend and not a single person who had met recently. Once started the workout I was amazed by its simplicity it didn’t seem to be in the presence of a teacher with a great experience but it was like staying in front of, and follow a training with our Sempai. The reason that I gave myself to try and understand why I feel that way must be only one. He was not looking at us as persons to teach something, He looked at us as its friends. He didn't think to teach something to us but rather of having to learn WITH us. This made him not only a great teacher but a great person. This is His thought for me. 

La felicita' è l'allegria di avervi incontrato, ha reso a Sensei Pedruco una gioia immensa.Posso affermare che anche lui ha stimato molto di avervi conosciuto.
La felicita e l'allegria di avervi incontrato,ha reso a Sensei Pedruco una gioia immensa.Posso affermare che anche lui ha stimato molto per avervi conosciuto.
La felicita e l'allegria di avervi incontrato,ha reso a Sensei Pedruco una gioia immensa.Posso affermare che anche lui ha stimato molto di avervi conosciuto.
Oss

Ana Blois

Ore 10.00 del 17.03.2012

                                    S i g n o r a    P i e r a

 

Sono una sessantenne e frequento una palestra di ginnastica .Ho voluto iniziare presentandomi , anche se la mia età non è esattamente la piu’ idonea a fare l’atleta . infatti io non vado in palestra con l’intento di diventare una specialista in qualche disciplina , bensì con la speranza di migliorare le condizioni fisiche del mio corpo ed allontanare il piu’ possibile i malanni ed i guai che l’età comporta .
La palestra che frequento si chiama Okinawan Go- ju-Ryu – Karate- Do e dal nome si evince subito che ha un indirizzo orientaleggiante . infatti è una palestra di Karate-Do . 
Vi chiederete cosa può fare una sessantenne con il Karategi ( la divisa ) e le varie cinture che ne garantiscono il livello . Niente di tutto questo . Nella palestra di cui sopra , diretta dal Maestro Francesco Cuzzocrea , non si fa solo Karate , ma anche ginnastica , e precisamente Jun Biundo . 
Ed è l’attività idonea a persone adulte , che non avrebbero i requisiti ed il desiderio di competere in una disciplina quantomeno inusuale .
Il maestro inizia l’attività relativa alla ginnastica con esercizi che riguardano tutte le parti del corpo . La vita sedentaria che molti di noi conducono nell’orario di lavoro ci obbliga a stare fermi . Gli esercizi , alcuni dolci e non difficili , altri piu’ impegnativi , mettono in funzione tutti i muscoli del corpo , piedi , mani , collo , testa , gambe , tronco , ecc. sono in movimento , con atteggiamenti mirati ad allenare i muscoli ed a rinforzarli . Un cenno particolare devo dedicarlo ai cosiddetti “ addominali “ , esercizi che rinforzano i muscoli dell’addome , rilassati e flaccidi in persone di una certa età . Il tutto avviene sotto la guida del Maestro , che per primo esegue l’esercizio proposto e lo continua per tutto il tempo utile , previsto per noi discenti .
La palestra è frequentata da tutti , nel senso che sono ammessi maschi e femmine senza limiti di età . E’ un ambiente dove si impara la disciplina : si lavora tutti insieme , nel tempo previsto , osservando l’esempio dato dal Maestro e occupandoci dei nostri sforzi e dei risultati ottenuti , ognuno per ciò che lo riguarda .  
E’ inoltre un ambiente sano ( non si fuma , non si chiacchiera ) dove vige il rispetto reciproco ed una cordiale amicizia . si presentano occasioni di conoscenza e di incontri . Spesso il tutto si traduce anche in possibilità di trascorrere piacevoli serate insieme in una pizzeria o nella stessa palestra , in compagnia di dolci e bevande .
Un’ultima considerazione fatta da me e che spesso serva anche agli altri : trovate un’amica o piu’ amiche con cui andare in palestra ; serve per sentirsi impegnate alla frequenza , mentre da sole può succedere che ci si concedono vacanze per pigrizia o altro .

Tatiana  Franconeri
Tatiana Franconeri

Tatiana  Franconeri

    Cintura nera    

 “L’abito   non    fa   il   monaco “…                     

            e  la   c i n t u r a  ??? !!!!!!

 

“L’abito non fa il monaco “…”L’abito non fa il monaco “…”La cintura serve solo per tenere su i pantaloni”…due frasi,due modi di dire,due espressioni che al giorno d’oggi vengono usate nel tanto variegato quanto affascinante mondo delle arti marziali. L’abito:il kimono;la cintura:l’obi…Ma cosa sono???!!!A cosa servono???!!!E qual è il loro valore effettivo???!!!

Il kimono è l’abito tradizionale giapponese,conosciuto nel karate come “karategi”.Il suo significato letterario, derivante da “ki” portare e “mono” la cosa, è quindi “la cosa che si porta”. L’obi,invece,utile durante l’allenamento,altro non è che una semplice cintura che ha diversi colori che indica i gradi. Sia uno che l’altro hanno un significato spirituale:il primo è il simbolo dell’anima che va verso la luce,il secondo,avendo un nodo a forma di otto,è il simbolo dell’infinito.

Ritengo che l’uso del karategi sia fondamentale non solo perchè, essendo largo è molto comodo,permette all’allievo di fare ampi movimenti ma anche perché,aggiungendo uno stemma su di esso,ne indica il Dojo di appartenenza. Il suo aspetto curato,pulito e ben tenuto riflette il carattere e la personalità di chi lo porta,indicandone la purezza interiore.

Il significato dell’obi e dei suoi gradi,invece,troppo spesso viene travisato. Il colore,per me,non dovrebbe indicare la bravura,come accade il più delle volte,ma il tempo trascorso dall’allievo nell’allenamento,in altre parole ne dovrebbe rappresentare l’”anzianità”,il livello di conoscenza interiore nell’arte acquistata con l’esperienza e soprattutto la perseveranza…solo questo e basta!

Ordunque il karategi non è una semplice divisa…molto di più…è un piccolo grande segno del proprio amore per il sublime campo del karate…l’obi non è un obiettivo…è fatica,sudore,costante lavoro per migliorare il proprio io e riuscire a trasmettere agli altri una passione!

 

Tatiana Franconeri

Terzo Kyu ho

23 ottobre ’09

Francesco  Violi

Tesina presentata agli esami di terza media.


K a r a t e D o
 Il Karate è un'arte marziale sviluppata in Giappone e piu’  precisamente ad  
Okinawa.
Essa prevede la difesa a mani nude, senza l'ausilio di armi .
 Il Karate è diventata una filosofia di vita, un impegno costante di ricerca 
del proprio equilibrio, un insegnamento a " combattere senza combattere", a
diventare forti modellando il carattere, imparando la capacità di sorridere
nelle avversità e di lavorare
con determinazione e nel rispetto degli altri.
Solo quando questo insegnamento verrà compreso appieno, sostengono i suoi
estimatori, l'allievo potrà essere veramente libero e realizzato.

Il praticante di Karate dovrebbe allenare la propria mente affinché sia sgombra,
vuota da pensieri di orgoglio, vanità, paura,. Si può quindi riassumere che il
karate è un'arte; una disciplina che si applica a mani nude, di origine giapponese
e che rafforza il corpo e lo spirito.
In quasi tutte le arti marziali è uso allenarsi indossando un abito adeguato,
chiamato gi ; nel Karate, quest'abito è il karate-gi, dove una parte importante
e costituita dalla cintura in quanto il suo colore designa il grado raggiunto dal
praticante.
La cintura nel karate è un riferimento che indica l'abilità, attestata dal
superamento di appositi esami, nella pratica della disciplina di chi la indossa
I colori delle cinture sono sei partendo dal colore bianco e finendo al nero; la
cintura nera , poi, comprende una ulteriore scala di abilità che va dal I° Dan
al X° Dan .
Una delle componenti dell’allenamento è rappresentato dai KATA che,
contrariamente a quello che pensano i profani,non è un combattimento simbolico
eseguito a vuoto, ma un combattimento contro uno o più avversari.
Bunkai letteralmente significa "smontare" ed indica lo studio per l'applicazione
pratica delle tecniche contenute nei kata. Lo studio di esse permette di
estrapolare dai kata efficaci tecniche di difesa.
Prima della seconda guerra mondiale, in Okinawa, il kumite non era parte
integrante dell'insegnamento. Shigeru Egami riferisce che, nel 1940, alcuni
karateka furono cacciati dal dojo perché usavano combattere facendo a pugni .
Infatti un grande maestro disse :
"Non ci sono dispute nel Karate".










 

 

Angelo Neri     II kyu     Seigokan Goju Ryu karate-do     22 aprile 2011     Reggio Calabria
Angelo Neri II kyu Seigokan Goju Ryu karate-do 22 aprile 2011 Reggio Calabria

K a k i e

 

La traduzione letterale di questo termine risulta: movimento appiccicoso. In realtà come spesso accade ciò che appare, se inteso solo fine a se stesso non rappresenta che la punta di un iceberg. Esiste un significato interno e, un significato esterno in ogni cosa. All’interno di questa sola parola, sono racchiusi concetti che spaziano dalla fisica del corpo umano ai principi fondamentali su cui si basa la filosofia taoista. L’oggettività ci permette di dire solo cosa il kakie non è (non serve a spingere l’avversario), ciò che è, è possibile dirlo solo attraverso un’ottica soggettiva perché è solo l’esperienza che ci permette di arricchire una parola di significato, più grande è l’esperienza più grande è l’utilità di un movimento più utile è un movimento più movimenti sono nascosti in un semplice gesto. Ciò che scrivo pertanto è solo il frutto di un momento di riflessione che è attuale al mio personale livello di esperienza, di per sé questo termine indica un concetto di movimento temporale e che quindi non sarà mai uguale a ora altrimenti, vorrà dire che avrò smesso di imparare.

La frase: “In un kata ci sono tutti gli altri” significa che all’interno di un movimento ci sono quasi, se non tutti, i principi su cui si basano le arti marziali. Il kakie insegna a studiare o meglio ci offre un metodo per studiare i movimenti del nostro corpo. GOJU: duro morbido, questo non significa solo tecniche dure e morbide ma ci introduce al concetto di complementarietà. Uno dei principi della filosofia taoista è quello della complementarietà degli opposti. Non esiste solo bianco o solo nero, solo bello o solo brutto, perché automaticamente quando parlo del bello, introduco la categoria del brutto.

Azione dell’avversario e cedevolezza del proprio corpo vanno insieme, una volta che l’avversario è al massimo dell’azione, perde la propria forza mentre la nostra energia è in quel momento al suo apice. Tutto il corpo lavora insieme verso un unico obiettivo, le spalle, le braccia, il bacino, le gambe si muovono verso la stessa direzione che non è la sconfitta dell’avversario, ma il non utilizzo della forza; tutto lavora insieme e nessuno prevale sull’altro. Non serve a nulla sollevare pesi, per avere più forza per spingere l’avversario.  Un altro principio su cui si basano le filosofie orientali è il miglioramento del proprio essere. Per capire questo concetto può essere utile riflettere su come si sono sviluppate le armi nel corso della storia. I guerrieri occidentali miglioravano i propri armamenti, quelli orientali invece lasciano le armi tali e quali ma miglioravano se stessi, le tecniche di utilizzo i movimenti, le strategie ETC. anche questo dunque significa kakie: sfruttare i propri processi e movimenti interiori per ottenere uno scopo. Questo è quello che credo sia il significato interno del termine, il significato esterno è complementare al primo. Miglioramento della sensibilità, coordinazione, potenza tutto ciò è una conseguenza di ciò che sta all’interno e che quindi rappresenta il centro Hara ovvero il vero significato del termine, tutto il resto parte da li.

 

Angelo Neri

II kyu

Seigokan Goju Ryu karate-do

22 aprile 2011

Reggio Calabria

Allievo Giulio Venniro

 

XI° Kyu

 

13 / 01 / 2013


Da quando sono entrato al dojo Seigokan Go Ju ryu Karate do la mia vita è cambiata pure il mio comportamento,  le prime volte che ho frequentato il dojo ero una persona immatura che sapeva soltanto prendere in giro e disturbare le altre persone, invece ora sono cambiato ho fatto amicizia con i miei compagni più grandi e più piccoli di me, perché solo stando con chi è migliore di me riuscirò a crescere veramente. Prima mi sembrava che questa scuola fosse una delle tante, ma in realtà non viene insegnato solo come dare un pugno o un calcio, ma è una scuola di vita. Infatti dojo significa “ luogo dove si segue la via” e solo ora l’ho capito. Ora la mia vita è legata al karate come non mai, ho avuto la fortuna di trovare dei bravi compagni e un bravo maestro con molti anni di esperienza nel karate, una persona di tutto rispetto, simpatica e scherzosa la quale ormai mi sono affezionato. La nostra è la scuola di karate più importante al mondo con il maggior numero di iscritti e ne sono fiero. Inoltre quando vado al dojo vado per migliorare me stesso, non solo nella prestanza fisica, ma anche interiormente nel mio spirito. 

 
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