I l k a k i e


Gran parte degli stili di Karate, compreso il Go-Ju-Ryu di derivazione giapponese , hanno perso nel loro bagaglio tecnico-tattico-motorio le abilità necessarie , affinate attraverso apposite esercitazioni , per combattere alla corta distanza , nel momento in cui si giunge in una situazione di contatto con il corpo dell’avversario. Questa carenza è ancora più evidente nella riduzione sportiva del combattimento di Karate dove la ricerca della spettacolarità e dell’ampiezza del gesto, l’interruzione dell’azione da parte dell’arbitro etc. non stimolano nessun interesse verso lo studio e la pratica del combattimento ravvicinato, determinando così grandi limitazioni tecniche e psicologiche nel karateka, allenato esclusivamente per il combattimento sportivo, che si trovi a fronteggiare una situazione di combattimento reale o più vicino alla realtà e comunque perdendo un prezioso tesoro di informazioni per lo sviluppo della propria pratica.
Lo stesso Jigoro Kano (fondatore del Judo), che conosceva il Karate di Funakoshi , rimase profondamente impressionato dalla dimostrazione che Chojun Miyagi il (fondatore del Goju-Ryu) diede in suo onore in occasione della visita di Kano ad Okinawa nel 1927.
Dopo la dimostrazione Kano chiese a Miyagi: "Ci sono ne-waza (tecniche di lotta al suolo) nel Karate ?" Miyagi rispose che nel Goju-Ryu non solo ci sono tecniche di ne-waza ma anche nage-waza (tecniche di proiezione), shime-waza (tecniche di strangolamento) e Gyaku-waza (tecniche di leva articolare) e ne dimostrò alcuni esempi sottolineando l’importanza del controllo respiratorio nell’azione. Il praticante di Goju-Ryu di Okinawa esercita continuamente le proprie abilità nel combattimento ravvicinato sia attraverso l’uso di particolari attrezzature d’allenamento che sviluppano la capacità di presa, di leva, di stabilità e forza, nonché la capacità di usare tutto il corpo coordinato con il respiro e l’energia (Ki) nelle applicazioni tecniche.
Inoltre pratica vari esercizi di combattimento: dal Randori (combattimento rallentato finalizzato a migliorare la creatività d’azione e l’istintualità) al Bunkai Kumite (applicazioni in coppia del Kata, con particolare enfasi posta sullo Zanshin e sulla determinazione nell’azione), allo Iakusoku e Renzoku (combinazioni più o meno complesse di attacco-difesa), al combattimento libero nella forma dell’Iri-Kumi (termine liberamente tradotto come ” combattimento continuo ” o “ combattimento a corta distanza ”, forma di combattimento con contatto pieno che permette, con o senza protezioni apposite di applicare tecniche di calcio alle gambe e di ginocchio, atemi a mano aperta e di gomito, prese, leve, proiezioni e Ne-Waza : lotta a terra). Infine, essenziale esercitazione al combattimento ravvicinato, definita dal fondatore Chojun Miyagi: " L’autentico combattimento del Goju-Ryu", è il Kakie.
 A causa della loro 'fresca' relazione con il combattimento reale, che si decide di solito in uno o due metri quadri, queste arti marziali contenevano molte tecniche per il combattimento a corta distanza, come le cosiddette Qinna o tecniche di presa, incluse proiezioni, strangolamenti, attacchi ai vasi sanguigni, leve articolari, attacchi ai punti vitali, etc. Tecniche che, oltre a colpi di gomito, ginocchio calcio e attacchi di testa,tendono a giocare un ruolo determinante in un combattimento reale dall’antichità fino ad oggi. 
Le tecniche di presa menzionate sopra erano, ed ancora sono, praticate nel bunkai kumite e kakie.
Molti esercizi per il combattimento della Cina Meridionale cominciano da una situazione in cui i praticanti già sono in contatto con certe parti del corpo, soprattutto l'avambraccio. Gli avambracci sono spesso denominati ‘ponti’ poiché connettono i corpi dell'assalitore e del difensore e creano l’occasione per entrare nella difesa dell'assalitore.
Oggi , ancora molti di questi esercizi esistono e sono praticati nelle arti da combattimento della Cina Meridionale e di Okinawa. Ben noti esempi di questi sono tuishou ( mani che spingono ) del Taijiquan e chishou del Yongchun quan. Nel Karate Goju-ryu di Okinawa questo genere di esercizi sono raccolti sotto il nome di “ kaki ”’,pronunciato “ koki ” nel dialetto del Fujian , e giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo delle abilità nel combattimento2. 
L'impatto della pratica del kakie sullo sviluppo delle abilità del karateka, sia da una prospettiva marziale che terapeutica , può essere enorme a causa dell’intenso , continuo e vivo feedback che ottiene il praticante . Il Kakie è un interessante punto d’incontro di differenti esercizi di karate-do , connette la fondamentale e profonda ginnastica terapeutica e i principi meditativi del kata Sanchin , la ricchezza tecnica del Bunkai kumite e la potente dinamica dell’Iri kumi.
Dalla prospettiva della ‘cinetica ed energetica il kakie ha un forte impatto sulla capacità di radicare e stabilizzare la propria postura, centrarsi; regolare il respiro, l’assorbire ed estendere la potenza, muchimi, chiru nu chan chan (più avanti spiegherò il significato di questi termini)3 e altre qualità di base.
Le tecniche di presa, incorporate nel bunkai kumite e nel kakie, e derivate dai movimenti dei kata, sono dette tuite (tuidi) o gyakute. Tuite può essere tradotto come ‘mani che afferrano. Gyakute letteralmente significa ‘mani rovescianti ’, spiegando il suo carattere difensivo facendo riferimento al rovesciare, allentare o rilasciare una presa dell’avversario con il significato di tecniche di leva articolare , proiezioni , strangolamenti o altro.
Le stesse tecniche di tuite o gyakute possono anche essere applicate contro attacchi di calcio o di pugno.
Le situazioni di combattimento a corta distanza richiedono delle abilità specifiche che non possono essere sviluppate attraverso pratiche di combattimento a lunga distanza . A corta distanza è più difficile parare e attaccare con atemi , in particolare spesso gli attacchi non possono essere percepiti con la vista perché l’avversario è molto vicino e sono lanciati da una distanza ridotta ( il che richiede una specifica capacità di sviluppare potenza senza nessun caricamento del colpo : ) , il tempo di reazione è inoltre ridotto al minimo . In questa situazione di combattimento si deve fare affidamento ad una sensibilità specifica al contatto con l’avversario, una sensibilità che permetta letteralmente di intuire le sue intenzioni sul nascere.
Il combattente allenato a questo tipo di combattimento giunto alla corta distanza cercherà di ‘aderire’ al corpo dell’avversario per percepirne le intenzioni attraverso le tensioni e distensioni muscolari e le canalizzazioni energetiche, soffocandone sul nascere l’azione o indirizzando l’energia a proprio vantaggio.
Morio Higaonna Sensei è solito dire: "Il kakie è particolarmente indicato nel combattimento a corta distanza. Nel normale kumite sono per lo più gli occhi che leggono le intenzioni dell’avversario. Nel combattimento ravvicinato, invece, è vitale percepire il movimento dell’avversario attraverso il tatto."
Questo sviluppo della sensibilità, con e senza contatto, è strettamente collegata all’affinare quella capacità che nel dialetto di Okinawa è definita ‘chiru nu chan chan’.
Questo termine si riferisce ad una azione esplosiva che deriva da una perfetta coordinazione nella contrazione e decontrazione dei muscoli e dei tendini, ma ha connotati più profondi che comprendono la capacità di anticipare l’attacco dell’avversario incrementando la propria sensibilità, il che permette di esprimere azioni fulminee riducendo al minimo il tempo di reazione.
A livelli avanzati questa sensibilità si estende ad un livello mentale ed energetico definito ‘kanken’, che può essere tradotto come intuizione o sesto senso.
Questa capacità (chiru nu chan chan), anche muscolare, può essere ottenuta solo a prezzo di un quotidiano allenamento ed è tenuta in grande considerazione dai maestri di karate di Okinawa.
La realtà del combattimento impone inoltre al combattente che cerchi la corta distanza di sviluppare la capacità di assorbire qualche colpo nel chiudere la distanza. In altri termini, è necessario sviluppare l’abilità, di assorbire gli attacchi in quelle aree del corpo che possono essere protette attraverso una specifica contrazione muscolare e attraverso particolari cambiamenti della posizione di guardia.
Il Goju-Ryu di Okinawa prevede molti esercizi che forgiano il corpo e le estremità affinché acquisiscano questa resistenza all’impatto e che inoltre permettono di sviluppare la capacità di assorbire l’impatto nel modo più razionale e meno dannoso attraverso la giusta coordinazione tra movimento, contrazione e respiro.
Esempi di queste esercitazioni sono il: tai atari, l’ude tanren e l’allenamento al makiwara.
Gli esercizi di Tai atari e di Ude tanren hanno la loro origine nello stile luohan quan o ‘la boxe del monaco’. Il luohan quan insieme al hu quan o ‘boxe della tigre’ e allo he quan o ‘boxe della gru’, sono le fondamenta da cui si è evoluto il Goju-ryu di Okinawa.
Fondamentale è inoltre sviluppare la capacità di incrementare la propria energia vitale (Ki), accumularla nel Tanden e indirizzarla alle aree che subiscono il contatto “ fondendo il Ki ” nelle ossa , muscoli e tendini.
La base per lo sviluppo di queste abilità energetiche è l’allenamento del Kata Sanchin.
Il Kata Sanchin è finalizzato proprio all’unificazione della mente e del corpo attraverso l’incremento e il controllo del respiro e dell’energia, ed è a pieno titolo considerato una forma di Kiko , esercizio per il Ki . Sanchin significa proprio risolvere i “ tre conflitti tra “ corpo , mente e respiro “ .
Un particolare tipo di pratica respiratoria esercitata nel Goju-ryu di Okinawa e fondamentale nel combattimento a corta distanza è il metodo “ noon”. In questo genere di respirazione si impara a trattenere il respiro durante l’estensione di energia, questo permette di assorbire colpi mentre si attacca con tecniche di pugno, calcio, si proietta... Questa dinamica respiratoria richiede un alto livello di controllo respiratorio, un forte sviluppo del tanden e l’apertura dei meridiani energetici.
Una delle abilità che l’esercitazione Kakie permette di acquisire nel combattimento ravvicinato è proprio questa capacità di sospendere il respiro al culmine dell’azione.
Anche nel Kata superiore Suparinpei troviamo in varie fasi questa particolare dinamica respiratoria “noon “ .
In altri eventuali articoli mi propongo di illustrare altri aspetti della pratica del Goju-Ryu di Okinawa tra i quali gli esercizi di potenziamento muscolare-energetico , Bunkai Kumite , Iri Kumi....
Torniamo per ora a parlare dell’esercitazione Kakie.
Nell’esercitazione Kakie i due (a volte tre) praticanti partono da una situazione di contatto dell’avambraccio anteriore e cercano una forte stabilità attraverso il ‘radicamento’ (definito rooting in inglese) sviluppato con l’allenamento del Kata Sanchin abbinato alla necessità di essere estremamente mobili e paradossalmente “ leggeri ” negli spostamenti (questo fa perfettamente comprendere i principi “ GO “ e “ JU “ ) quindi cominciano a ‘spingere’ verso il corpo del compagno. La ‘spinta’ (che può trasformarsi in atemi ) può avvenire sul piano orizzontale o su quello verticale.
La risposta alla spinta sarà quella di deflettere la forza attraverso il corretto movimento delle anche e di tutto il corpo centrato nel tanden con particolare attenzione al controllo del respiro e alla sensibilità che nasce dalla giusta alternanza di tensione e rilassamento. La spinta verticale viene assorbita nel “ tandem” . Varie possono essere le modalità di questo esercizio di base del Kakie : occhi chiusi e reazione alle rotture di ritmo del compagno, ammortizzare i muscoli della spinta per dirigere l’energia e sviluppare la forza nei distretti muscolari interessati all’azione e altre forme di esecuzione. In ogni caso il fondamento della pratica è : trovare il proprio centro e agire a partire da lì. In seguito si cominciano ad applicare leve, proiezioni , atemi , prese e pressioni a punti vitali a partire da questa situazione di contatto reagendo all’azione d’attacco del compagno . Fino ad arrivare ad applicare liberamente, in una sorta di combattimento libero, le tecniche e le relative risposte di liberazione , contrattacco , leve articolari ecc .
La capacità di controllare e dirigere la forza dell’avversario, nel combattimento a corta distanza, richiede di saper controllare, assorbire, deflettere ed evadere la forza stessa. Tutte queste abilità si allenano nel Kakie. La capacità di controllare la forza dell’avversario è sviluppata attraverso i movimenti muchimi che si trovano oltre che nel Kakie anche nei Kata . Muchimi nel dialetto di Okinawa viene definito un movimento appiccicoso , pesante e fluido caratterizzato da tecniche di presa e parata evolute che oltre a riflettere l’energia dell’attacco tengono sotto controllo e disturbano l’equilibrio dell’avversario per il tempo sufficiente al contrattacco.
La capacità di assorbire l’energia, da non confondere con la capacità di assorbire un colpo , è allenata nelle esercitazioni di base del kakie in cui si “ assorbe” la spinta dell’avversario nel Tandem , da dove riparte poi la forza di ritorno.
Le abilità richieste in quest’azione sono chiamate nelle arti marziali cinesi: “ tunjin’ e ‘ tujin “ .
Tunjin significa “ abilità nell’inghiottire o assorbire e tujin significa “ abilità nel risputare o restituire .
Nel movimento verso l’avversario la potenza è penetrante “ è sovrabbondante , mentre nel movimento di ricezione della forza viene utilizzata energia sufficiente ad assorbire la forza e dirigerla verso il suolo o il tanden. E’ come se il corpo si espandesse e contraesse.
La capacità di assorbire la forza, allenata nell’esercizio del Kakie, è anche utilizzata in particolari parate ‘morbide’ (ju) spesso combinate con tenshin, tai sabaki e o taihiraki ( spostamenti, schivate con tutto il corpo o solo col busto).
La capacità di deflettere un attacco può essere combinata con la capacità di ‘assorbire’ o ‘far rimbalzare via la forza dell’attacco.
Evadere utilizzando tai sabaki, tai hiraki e tenshin è difficile da padroneggiare nel combattimento a corta distanza, ed è allenata attraverso il kakie , permettendo di ottenere attraverso lo spostamento di tutto il corpo o parte di esso una migliore posizione strategica rispetto all’avversario trasformando la difesa in contrattacco.
Il confronto con il Kakie apriva talvolta ad Okinawa le “sfide” tra Karateka ( kake-dameshi ) permettendo così ai contendenti di percepire il livello dell’avversario ed eventualmente riconoscerne la superiorità rinunciando al combattimento.
Ho percepito personalmente questa realtà praticando in più occasioni kakie con Higaonna Sensei .
Nonostante ritengo di aver acquisito una discreta abilità in questo esercizio mi sono sentito completamente sovrastato dalla potenza e dal controllo del Maestro .
E’ difficile esprimere a parole ciò che può essere compreso solo attraverso la pratica corporea.
Spero comunque di aver trasmesso qualche impressione ed informazione se non altro per ricordare a tutti i Karateka , spesso delusi da una pratica finalizzata esclusivamente all’agonismo, che esiste un tesoro di informazioni che si sta irrimediabilmente perdendo .
Che esiste una pratica completa ed appagante che permette di crescere per tutta la vita non solo nello sviluppare la propria capacità combattiva ma anche e soprattutto che permette attraverso i propri preziosi strumenti educativi di conoscersi e perfezionarsi come uomini completi.

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